Nonostante molti si siano convinti che gli inglesi lo cantino perché sicuri di vincere il Mondiale, il motivo per il quale i The Lightning scrissero questa canzone nel 1996, non aveva nulla a che fare con tutto questo.
Ogni angolo dell’Inghilterra, da qualche giorno a questa parte, non riesce a fare a meno di una vecchia canzoncina tornata in auge solo di recente grazie allo splendido cammino dell’Inghilterra a Russia 2018. Sebbene in molti lo considerino un coro “sbruffone”, cantato dai tifosi inglesi con la presunzione e la sicurezza di poter vincere il Mondiale, “It’s coming home” ha un significato molto diverso e, nel suo piccolo, difficile da comprendere.
Traducendo su google le parole “it’s coming home”, la risposta che otterrete sarà “sta tornando a casa”. Sì, ma cosa? La nazionale? In realtà, nonostante molti si siano convinti che gli inglesi lo cantino perché sicuri di vincere il Mondiale e, dal momento che il calcio fu creato in Inghilterra a metà dell’800, intendono dire che il calcio sta tornando nella sua terra d’origine, il motivo per il quale i The Lightning Seeds, scrissero questa canzone, non aveva nulla a che fare con tutto questo.
Se ci si soffermasse un attimo sul testo, ci si renderebbe conto che “Three Lions” è una canzone tutt’altro che presuntuosa o scaramantica. Anzi. Verso dopo verso è facile accorgersi di come i tre autori del singolo, diventato hit estiva nel Regno Unito, a 22 anni dalla sua realizzazione, con “It’s coming home” si stessero riferendo al torneo in sé, dal momento che l’Inghilterra ospitava la sua prima competizione ufficiale dal 1966 e gran parte della canzone sia di fatto una presa in giro auto ironica della stessa Inghilterra.
Tutti sanno il risultato, lo hanno già visto (e vissuto) in passato e sono sicuri che l’Inghilterra manderà all’aria tutto e farà l’ennesima figuraccia. Cioè, capite? Non se la tirano ma anzi, sanno di non potercela fare e lo gridano al mondo intero. Curioso modo di comportarsi che hanno questi inglesi poco scaramantici, vero?
Ricapitolando: lo cantavano, lo cantano ora e lo canteranno in eterno, ma non per questo vanno considerati degli esaltati. È il loro modo di vivere la cavalcata verso il Mondiale, un sentimento che molti italiani conoscono bene e che nessuno dovrebbe permettersi di giudicare. Ogni nazione e ogni popolo vive il calcio (e lo sport in generale) secondo i propri gusti e le proprie possibilità, non siamo certo noi a dover giudicare.